Il presidente Siae indignato per la mancata firma sulla copia privata
Quando una legge dello Stato impone un termine di attuazione e un Ministro della Repubblica lo disattende per moltissimi mesi, nonostante il procedimento sia concluso e il provvedimento (sulla copia privata) fosse pronto da alcuni giorni, e lui stesso avesse pubblicamente dato la sua parola di voler assumersi la responsabilità cosa si deve pensare ?
Io vengo da un Pianeta dove la parole date si mantengono.
Ci voleva il coraggio di levarsi in piedi a difendere la cultura italiana e quindi l’unico baluardo vivo che ancora la difende : la SIAE. Tra la tutela dei diritti degli Autori e quella degli interessi economici delle multinazionali, nella vicenda dell’equo compenso per copia privata e del suo adeguamento previsto per legge, la scelta era un atto dovuto.
La scelta invece è stata senza coraggio : rinvio, rinvio, rinvio…Non posso più firmare il governo è dimissionario, me ne lavo le mani.
Quella di non firmare il decreto è chiaramente una scelta politica, ma si abbia almeno il coraggio di dirlo. Che tristezza!
Forse, come ci chiedono molti dei nostri associati, anche la Siae (con gli organi sociali e l’assemblea) dovrà cominciare a riflettere se trasferire a Londra la sua sede legale e a Dublino quella fiscale.
Gino Paoli